Quarantun’anni fa, una ragazzina capoverdiana, di nome Maria Vaz, arrivò in Italia in cerca di lavoro.
Sono parecchie le donne capoverdiane che in quell’epoca approdarono in Italia offrendosi come domestiche e poi finendo per fare tutta la loro vita in quel posto. Roma conta una nutrita comunità di capoverdiani.
Questa ragazza, aveva all’epoca credo sedici o diciassette anni, per sua fortuna capitò in una famiglia piemontese che la prese a benvolere, certamente grazie al suo carattere dolce ed alla sua volontà di migliorarsi. La famiglia in questione le diede l’opportunità di studiare e Maria riuscì ad ottenere un diploma da infermiera professionale. Con il tempo, Maria ottenne un impiego presso l’ospedale di Cuorgnè, dove si adoperò per anni prestando la sua opera di infermiera e distinguendosi per la sua abilità e umanità nell’attendere i pazienti (cosa non tanto comune come si può pensare).
Ora lei, dopo una vita passata al servizio di ammalati ed anziani è in pensione. Poco tempo fa, nello scorso mese di aprile, è stata insignita del premio “Donna dell’Anno”, istituito dal’Associazione Femminile Olimpia.
Durante la cerimonia, Maria Vaz è stata elogiata dal sindaco e dal primario dell’ospedale, per le sue straordinarie doti di disponibilità e bontà, nonché per la sua abilità in campo lavorativo.
Il personale tutto dell’ospedale, ha dichiarato nelle interviste, che sente fortemente la mancanza di questa donna, che è da loro considerata da sempre, un modello da seguire.
Maria Vaz ha commentato semplicemente che lei non ha mai rifiutato di dare aiuto a chi ne aveva bisogno, ed anche se ora è in pensione, non smetterà mai di dedicarsi agli altri, soprattutto i più deboli, quelli che passano per momenti di bisogno o si trovano comunque in difficoltà.
Una donna Capoverdiana che ha avuto un’opportunità ed è riuscita ad approfittarne per migliorare la sua vita, ma non ha mai dimenticato la sofferenza altrui.
Grande Maria, grande esempio per le giovani capoverdiane di oggi!
sono daccordo con te e non ho da obiettare nulla sulle qualità di questa donna infermiera .
solo una tua frase se permetti non mi è piaciuta
questo è il contesto della frase ” impiego presso l’ospedale di Cuorgnè, dove si adoperò per anni prestando la sua opera di infermiera e distinguendosi per la sua abilità e umanità nell’attendere i pazienti (cosa non tanto comune come si può pensare). ”
e questa è la parte con cui non sono daccordo con te (cosa non tanto comune come si può pensare).
non è vero che le italiane/ni siano si adoperino meno delle capoverdiane o delle rumene nel ” curare ascoltare aiutare ecc… ” i pazienti
io negli ultimi 10 anni ho fatto 690 giorni di ospedale
se mi chiedete cosa penso delle infermiere/i la mia risposta è questa : io gradirei che qualcuno facesse il monumento all’infermiera/e senza nazionalità specificata …….. sono tutte brave e si meritano anche loro ogni tanto una carezza ……..si fanno un cu………..che se non si vede sembra impossibile che sia così.
saluti ciao
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Io dicevo che non è così comune, perché succede di trovare a volte infermiere dal piglio piuttosto severo e dalle maniere molto sbrigative. Ho passato tanto tempo in giro per ospedali per i miei genitori, e ti assicuro che ne ho trovate di molto disponibili, ma anche di decisamente fredde e antipatiche. A volte può succedere, quando il lavoro diventa una routine, capita anche con qualche medico …
Sono comunque davvero contenta che tu abbia trovato infermiere valide e disponibili. So quanto è importante quando si è degenti per lunghi periodi 🙂
A proposito Uccio, faccio il tifo per i tuoi globuli!!!!!!
ciao
lu
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dai luisa a novembre facciamo grande sbornia …………..così tutti i miei bianche si mettono a fare ( ‘al gambudrìc ) hhaahaha……………..se ti ricordi ancora il piemontese …..!!!!!
ciao
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Certo che mi ricordo il piemontese, come dimenticarlo? sono le mie radici!
Comincio a mettere in fresco le bottiglie per brindare ai tuoi G/B 😉
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