In un articolo del giornale uscito qualche giorno fa, si parla delle zone di Sal, fatte esclusivamente di case clandestine.
A Santa Maria, esistono due quartieri, Terra Boa e Fatima, che sono vere e proprie “favelas”, agglomerati di baracche costruite con materiali di recupero quali bidoni, latta e qualche pezzo di legno, prive di qualsiasi condizione igienica.
Alcuni abitanti del posto sono stati intervistati ed hanno detto che queste baraccopoli sono in continua espansione visto che ogni giorno arriva gente nuova e costruisce la propria abitazione; solo a Fatima ci sono ad oggi più di 200 baracche che ospitano a volte anche più di una famiglia e naturalmente, sono tutte famiglie numerose …
Molti di quelli che abitano qui, sono persone che arrivano a Sal da altre isole, in cerca di condizioni di vita migliori, attirati dallo specchietto per le allodole del turismo in espansione …. Poi, in mancanza di lavoro, si vedono costretti ad andare a vivere nelle baracche.
Secondo gli intervistati, gran parte della colpa di questa situazione è da attribuirsi al disimpiego, all’alto costo della vita e agli affitti che sono ormai altissimi per chi non ha lavoro oppure guadagna veramente poco.
Qui si sta parlando di Sal, ma la situazione è simile se non peggiore a Boa Vista ed anche a Santiago esistono di queste zone. E’ un fenomeno che è venuto allargandosi proprio su quelle isole che sono state maggiormente toccate dal turismo.
E’ una piccolissima parte di capoverdiani quella che usufruisce delle migliori condizioni di vita apportate dal turismo, per contro, sono sempre di più quelli che non possono più comperarsi da mangiare perché i prezzi sono diventati europei, ma gli stipendi sono rimasti capoverdiani.
Sono arrivati i supermercati che espongono in bella vista parmigiano e prosciutti, verdure importate e vini di buona qualità, biscotti e panettoni … ma il capoverdiano non sa neppure cosa siano tante di queste cose, e se cerca la sua mandioca o il suo pesce, si accorge che sta costando come se fosse d’importazione …. Il tonno fresco? A S.Nicolau 200 scudi il Kg. A Sal 600 scudi il Kg ….
Su isole come S.Nicolau (ma non è l’unica), non si vede questa povertà estrema, non c’è la fame, non ci sono baracche. Si possono vedere nelle zone interne, delle casette povere, fatte di sasso con il tetto di paglia, ma non sono agglomerati, sono abitazioni sparse nella campagna e tante hanno il loro piccolo orto oppure appartengono a pescatori. C’è la povertà sicuramente, manca il lavoro, ma si riesce a comprarsi da mangiare nelle botteghe e il pesce con qualche ortaggio non mancano mai.
Qui il turismo vero e proprio non è ancora arrivato, non ci sono villaggi turistici né grandi alberghi e lo straniero che viene qui si accontenta di piccole pensioni e ama camminare alla scoperta di un’isola ancora incontaminata oppure prende una barca e va a spasso per il mare …. Tutto questo fa si che i nativi possano continuare la loro vita semplice in tutta tranquillità 🙂
Chissà se il Governo sarà capace di salvare almeno qualche isola, cercando di portare un turismo più responsabile e di fare le cose a misura d’uomo? … lo scopriremo solo vivendo ….;-)
Al seguente indirizzo, l’articolo apparso sul giornale “A Nação) :
http://www.alfa.cv/anacao_online/index.php/destaque/3925-o-lado-negro-da-terra-boa
Ancora un articolo che m’induce alla riflessione. Grazie Luisa.
Ancora una volta mi sto chiedendo a chi e a che cosa servano queste denunce.
A chi e a che cosa serva raccontarci possibili soluzioni che sono probabilmente nella mente di tutti, o di molti, e sulla bocca di quanti si propongono pubblicamente come futuri artefici di (im)probabili miglioramenti. Non sto concludendo che “tanto le cose sono sempre andate così…”. No, non è questo che voglio dire e nemmeno stamattina mi sono svegliato con un surplus di pessimismo. Niente di tutto ciò. Se davvero riusciamo, come di fatto stiamo facendo, a vedere e comprendere il dramma di tanti nonostante, o proprio a causa del contatto con la “civiltà del progresso”, con quella dell’occidente o se vogliamo dell’uomo bianco, non sarà il caso di chiederci se è poi giustificato il nostro orgoglio di farne parte? Al punto che istintivamente ci vien voglia di proporci come modelli di “civiltà”. Perché oggi si preferisce dire di democrazia? Sarà solo casuale questo cambiamento di parola? Non sarà forse perchè dopo secoli finalmente ci si accorge che la vantata civiltà che è servita a giustificare e camuffare i più biechi istinti di conquista, di arricchimento, di “sviluppo” ha portato al degrado che tu vedi, e io con te, coi propri occhi?
Allora se progresso vuol dire uomo sulla luna (e su Marte?), tecnologie che permettono a molti (comunque una mioranza dell’umanità) di comunicare a distanza come stiamo facendo noi, di prolungare il corso della vita con farmaci e bio-tecnologie, ecc…ecc, ben venga il progresso.
Ma se questo è l’acquisizione di pochi conquistata sulla, o grazie alla privazione, alla sofferenza di molti, la cosa mi fa riflettere e mi mette in crisi; o meglio: mette in crisi la mia convinzione di essere portatore di qualcosa di indiscutibilmente valido. Non condivido il detto “il progresso vuole le sue vittime” con cui alcuni cinicamente giustificano il proprio benessere. Al contrario io dico che se “il progresso vuole le sue vittime”, fermiamo il progresso, o quanto meno -vista la nosta pochezza in queste decisioni- usiamolo pure ma senza nessun’ombra di orgoglio o senso di superiorità! Bene hai accostato tu la situazione di chi vive ancora “senza i benefici del progresso”, sulle montagne o nei campi, con niente di più del necessario e chi invece, se ne allontana e deve affrontare il degrado, e non solo igienico, della vita nelle favelas di Sal ( e, aggiungo, di qualsiasi altra parte del mondo).
Se organizzare per relativamente pochi privilegiati una pausa dai rigori dell’inverno boreale e dallo stress della civiltà (cosa in sé buona e giusta) provoca inevitabilmente (e la mia limitata conoscenza in questo settore delle realtà mi dice che è così che avviene), degrado, imbarbarimento, emarginazione di altri esseri umani, beh allora…E a nulla serve, a mio avviso, unirsi al coro degli appelli all’uguaglianza, fraternità… (déjà vu), forse sarebbe più opportuno iniziare a cambiare il nostro modo di guardarci, di modificare il nostro atteggiamento nei confronti della nostra storia e della nostra civiltà.
Proprio stamattina ho letto il tuo nuovo articolo, quello sulle donne di CV.
Per il momento solo un accenno alla parola istinto che tu usi riferendoti alle donne di CV e alla loro propensione ai piaceri del sesso. E che dire delle donne bianche, a cui non manca sicuramente una buona dose di raziocinio, che sono alla ricerca, da queste parti e altrove, di rapporti etero-cromatici, non importa se omo o etero-sessuali? E sull’uso di anticoncezionali, che permetterebbe di godersi il piacere, o solo il vantaggio finanziario, di rapporti “non a rischio” sia sul piano delle malattie che delle conseguenze procretive, due cose. La prima: non sempre le istituzioni esistenti, che per statuto si dicono pubbliche e gratuite, per la soluzione dei problemi che affliggono la popolazione più povera (economicamente, culturalmente, ecc…) sono facilmente raggiungibili e usufruibili da questa. E poi l’informazione…sappiamo chi e quanti ne sono raggiunti veramente. La seconda: e che dire degli uomini (anche bianchi), sicuramente razionali, che disdegnano l’uso di tali anticoncezionali? Vedi Luisa, le parole hanno un significato evocatore anche di valori storicamente e culturalmente determinati. L’istinto appartiene alla sfera più “bassa” degli esseri viventi, a quella animale; la razionalità, invece, alla più “nobile”. E’ la razionalità che contraddistingue l’essere umano e lo differenzia dagli esseri animali puri e semplici.
Scusa la lunghezza di questo intervento; ci siamo già scritti una volta che certi argomenti, tanto complessi, andrebbero trattati a voce, e così spero di poter fare, anche con te. Ma se li si vuole affrontare, cosa encomiabile, anche in un forum, non possono essere contenuti entro spazi brevi e limitati; si rischierebbe di rafforzare idee, giudizi (o meglio pregiudizi) già sufficientemente divulgati da media a più larga diffusione e impatto. Un abbraccio, virtuale per ora. Bruno
"Mi piace""Mi piace"
Pienamente d’accordo Bruno, anche secondo me il progresso non dovrebbe affatto creare vittime, al contrario dovrebbe riuscire a portare più benessere a tutte le classi sociali …. ecco perché parlo di turismo responsabile, ma mi rendo conto che non è facile.
Riguardo alla tua domanda “a chi e a che cosa serva parlare di queste cose” … penso che non serva a niente, ma questo è un diario dove io parlo di quello che mi salta in mente, sempre riguardo a Capo Verde, e così si fanno due chiacchiere. Non abbiamo la pretesa di servire a nessuno vero Bruno? 🙂 semplicemente ci scambiamo qualche opinione. Poi so che tanti leggono anche con interesse perché ne ricavano sempre qualche informazione in più su un posto o su una popolazione, molti poi mi scrivono per chiedere qualcosa di più, magari delle informazioni più dettagliate su qualche argomento trattato, perché gli sta nascendo la voglia di venire a conoscere questo posto. E intanto io sto qui e dico la mia, a tanti non interesserà, altri mi troveranno pure antipatica 😉 ma intanto leggono ehehehe ed io sono contenta di poter usufruire di un mezzo eccezionale che il progresso ci ha regalato e che ci permette di fare arrivare i nostri pensieri tanto lontano 🙂
Ciao caro e grazie per il tuo bell’intervento
"Mi piace""Mi piace"
Ben venga il turismo rispettoso che aiuta a creare lavoro, senza stravolgere o peggio ancora degradare il territorio e la popolazione!
"Mi piace""Mi piace"
come sempre,dove arriva il turismo,porta disagio alla popolazione se non c’è controllo,bisogna dare un limite a tutto,altrimenti i poveri rimarranno sempre poveri.secondo me una parte dell’entrate di danaro che porta il turista deve essere usato per costruire delle case per le persone che non c’è l’anno.lo so non è facile ci vuole gente con le p…e,e tanto controllo.
"Mi piace""Mi piace"
Certo non è facile gestire il tutto, bisogna rendersene conto, comunque non credo sarebbe giusto neanche dare una casa a chi non ce l’ha … non si tratta di fare omaggi. Bisognerebbe trovare il modo di dargli lavoro, questo è l’aiuto vero. Quindi non lasciare tutta la macchina del turismo in mano straniera …. poi naturalmente controllo sui prezzi e via dicendo … non semplice, sopratutto per gente che non ha proprio idea, manca di esperienza e preparazione adeguate e spinge sull’obbiettivo turismo rifacendosi a modelli di altri paesi ma senza tenere in conto le reali condizioni del proprio Paese …
"Mi piace""Mi piace"
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
"Mi piace""Mi piace"